L’altra sera stavo riascoltando le note di “Mare Mare”, interpretata da Luca Carboni assieme a Cesare Cremonini. All’epoca di quella canzone – era la metà degli anni novanta e avevo circa trent’anni – mi ero comprato una Vespa 200 ed ero andato in vacanza al mare da solo: forse per una storia finita male, sicuramente perché mi piaceva farlo, mandando tutti al diavolo e andandomene per i fatti miei.
Così, ascoltando la canzone, in una mia personalissima dimensione spazio temporale, sono ripartito per quella vacanze e sono ritornato di fronte a quello stesso molo fatto di scogli, adagiato su di un mare che quella notte era una tavola e lo accarezzava dolcemente: la vespa sul cavalletto, coricato sul sellino con i piedi sul manubrio e la sigaretta in bocca, a guardare il mare scuro con i puntini luminosi delle lampare, il cielo grande traforato di stelle e la quasi invisibile linea dell’orizzonte, la in fondo, a scrutarmi dall’infinito. Proiettato dentro quel ricordo, ho ripercorso, a partire da quella sera lontana, tutto ciò che sarebbe successo dopo: le storie, la cattiveria, le lacrime e le risate. Era la mia vita, riassunta in un racconto schietto, non senza scomode verità, come quelle che ti può dire solo un amico.
Perpetuo alternarsi di un mantice degli stati d’animo, il mare, altro non è se non il respiro della terra. Che sia vita, lo si evince dal ritmico alternarsi del suo movimento, congiunto al suono del vento, dalle folate di rabbia e dall’inquietudine delle onde, dalla fatica di lavorarci e dall’appagamento che ti da l’approdo in un porto sicuro. Nulla più del mare può rappresentare l’icona dell’ignoto da esplorare e da scoprire. La sua acqua è il liquido amniotico dell’utero da cui veniamo, ovvero il viaggio che dobbiamo ancora fare. Infatti, a differenza di quella notte lontana, quando mi ascoltò fermo in silenzio, l’altra sera, dopo tanti anni – grazie ad una canzone e al ricordo di una moto – il mare mi ha raccontato quello che già allora sapeva.
Ognuno di noi ha sempre cercato un angolo del mondo in cui rifuguarsi e riflettere.
Il tuo mare, la mia passeggiata in campagna.
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Ho poche parole: è forse il tuo articolo più bello.
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Grazie, mi fa molto piacere.
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La prima parte della canzone è magnifica. Se non ci fosse la seconda parte a rovinare il piacere. Cioè, di certo nella vita capita anche quello, ma è un peccato rovinare un inizio così bello. 🙂
Anche “50 special” di Cremonini è molto bella, ma forse troppo infantile e spensierata, forse anche irrealisticamente gioiosa. Invece quella prima parte di “mare, mare” ha quella giusta punta di malinconia/ansia fusa nella gioia…che…emoziona di più.
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Cazzo, mi sto intrippando con Luca Carboni nelle cuffie!!! Tra un po’ mi metto a piangere in ufficio. 😀 😀
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Il fatto che ho raccontato in realtà è di un paio di anni fa, quando ero in trasferta in Cina, e l’effetto fu quello… ti capisco
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Molto molto bella la tua riflessione e bella anche la canzone, che ricordo bene
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Grazie!
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complimentoni, te la cavi ottimamente anche nella landa intimista
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Grazie, anch’io ho una anima e poi, nella vita non ci sono solo il calcio e la “patata”… 🙂
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sante parole, nemmeno solo carne e maccheroni 😉
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