Il lenzuolo

lenzuolo 2

Da tempo non vivo più a Torino, ho una bella casa con piscina e passo le giornate fra la spiaggia, la palestra e i divertimenti. Il mio amico Alfredo vive vicino a me e possiede un laboratorio dove  trascorre il tempo dedicandosi alla sua passione: fare esperimenti scientifici bizzarri. Il nostro lavoro reale, però, è… no, un momento, andiamo con ordine, questo ve lo dico dopo.

Da giovane ho abitato per un certo periodo di tempo in un ordinato quartiere, composto per lo più da piccole casette, alla periferia di Torino. La sera tornare a casa, dopo un’intensa giornata di lavoro, era sempre una esperienza rilassante, come era piacevole respirare l’atmosfera di quel luogo tranquillo e familiare. A quel tempo ero convinto che nulla avrebbe potuto stravolgere il mio vivere quotidiano. Finché un pomeriggio di Marzo, imboccando il viale dove era la mia abitazione, notai in lontananza un’inconsueta confusione che stonava con l’aria sonnacchiosa che normalmente aleggiava in quel posto. Mi accorsi subito che c’era qualcosa di strano perché diverse persone erano affacciate alle finestre delle loro case ed altre erano arrivate fin sul marciapiede. Tutte stavano guardando qualcosa. Istintivamente rallentai la corsa della mia auto indeciso sul da farsi, ma proprio in quel momento vidi uno strano individuo attraversare la strada muovendosi velocemente da un marciapiede all’altro, poi tornare indietro correndo e saltellando ed infine, sempre con quella strampalata andatura, allontanarsi nella direzione opposta alla mia. Decisi di accostare al marciapiede e di proseguire a piedi, anche perché avevo capito che il motivo di tutta quell’adunanza era la persona che correva per la strada e non volevo rischiare di investire qualcuno. Così, con passo incerto, mi avviai a piedi verso l’epicentro di quell’insolito assembramento. Avevo percorso pochi metri quando osservai che l’uomo saltellante nel frattempo era tornato indietro ed ora mi stava venendo incontro strillando parole che non riuscivo a decifrare. Mi fermai stranito a guardarlo con la bocca aperta perché avevo realizzato che era completamente nudo, ma soprattutto perché avevo riconosciuto in lui il mio vecchio, caro, amico Alfredo!

– Ho piegato il lenzuolo, ho piegato il lenzuolo! – Pronunciò sbraitando mentre saltellando goffamente si dirigeva verso di me – Ci sono riuscito, ho piegato il lenzuolo!

Non che io non ne avessi viste di stranezze nella mia vita, ma questa poi…

– Ho piegato il lenzuolo, ah, ah, ah. Ce l’ho fatta, uh, uh, uh! – Ripeté intanto che, avendomi riconosciuto, tentava di abbracciarmi buttandomi le braccia al collo e mi girava intorno come un cagnolino che fa le feste.

– Sì, avrai anche piegato il lenzuolo, ma porca miseria, l’hai lasciato a casa! Ti rendi conto che sei nudo come un verme in mezzo alla strada? – Abbozzai, mentre guardandomi attorno un po’ imbarazzato cercavo di divincolarmi da quel festoso abbraccio – Cerca di calmarti, hai capito? – Aggiunsi alzando la voce.

– Sei tu che non capisci, ci sono riuscito, ci sono riuscito!

– Io capisco che sei nudo coi coglioni al vento e che forse è meglio che ti copri e ti calmi un po’, prima che qualcuno chiami la polizia. – Gli strinsi il mio giubbino intorno alla vita a mo’ di gonnellina e contemporaneamente presi a spingerlo verso casa facendo cenni rassicuranti all’indirizzo dei vicini che assistevano sbigottiti a quella curiosa scenetta.

Fortunatamente non fece altre storie e di lì a poco fummo sistemati in casa sua.

– Adesso vuoi spiegarmi perché eri nudo per strada?

– Si tratta del mio ultimo esperimento, l’apparecchio per distorcere il piano spazio temporale. In pratica, secondo la teoria di Einstein, siccome lo spazio e il tempo sono legati insieme possiamo immaginarli come se si trattasse di un unico enorme lenzuolo. Se riuscissimo a creare delle pieghe in questo lenzuolo potremmo avvicinare due punti dello spazio molti distanti fra loro. In questo caso sarebbe anche possibile arrivare in un punto del tempo attraverso una scorciatoia, semplicemente saltando lo spazio che divide due istanti successivi. In altre parole sarebbe possibile viaggiare nel futuro.

– Quindi quando dicevi di essere riuscito a piegare il lenzuolo, intendevi quello dello spazio tempo?

– Esattamente.

Rimasi un attimo disorientato mentre il mio cervello elaborava rapidamente le informazioni ricevute.

– Sì, ma perché eri nudo per strada?

– Non sapevo a chi chiedere così ho pensato di testare l’apparecchio su di me. Siccome nella camera ipertemporale si sviluppano energie ad altissima intensità ed è pericoloso indossare abiti con fibre acriliche, perché una scintilla potrebbe generare un’esplosione, per non correre rischi mi sono tolto tutti i vestiti. Quando ho visto che l’esperimento era riuscito sono stato travolto dalla gioia e sono corso per strada perché volevo dirlo a tutti. Non trovi anche tu che è fantastico poter viaggiare nel tempo?

– Meraviglioso.

– Non sai cosa vuol dire questo per me, è il coronamento di anni di tentativi, l’apice della mia carriera.

– Così avresti viaggiato nel futuro, ma di quanto tempo in avanti?

– Non posso darti un valore esatto perché non ho un orologio abbastanza preciso, però posso fare una stima abbastanza attendibile, direi di qualche miliardesimo di secondo.

– Cosa?! Miliardesimi di secondo?! Ma che cazzo mi stai dicendo?

– Si può sempre migliorare, quando avrò perfezionato il mio apparecchio sarà possibile spostarsi nel tempo anche di un milionesimo di secondo. Il fatto è che, per via delle masse in gioco, più ci si vuole spostare nel futuro più bisogna aumentare la quantità di energia fornita. Siccome la quantità di energia da somministrare aumenta esponenzialmente, per spostarsi di un secondo occorrerebbe fornire al sistema energia infinita.

– Questo vuol dire che il tuo apparecchio non avrà applicazioni pratiche?

– Purtroppo no, ma mi resterà la soddisfazione di aver dimostrato il principio.

Alfredo non è cattivo, è un geniaccio che a tempo perso si diverte a fare esperimenti strampalati che poi alla fine si rivelano assolutamente inutili. Ormai ci sono abituato e non me la prendo perché spesso le sue invenzioni sono veramente divertenti anche se lui, nella sua ingenuità, non sempre se ne rende conto.

– Adesso devo andare, così mi faccio una doccia prima di cena.

– Ma no dai, resta, dobbiamo festeggiare la riuscita dell’esperimento, ci ordiniamo una pizza e ci guardiamo la partita della Juve in Champions.

– Ma la Juve gioca domani, stasera non ci sono partite.

– E’ vero, però possiamo guardarla sul video registratore, faccio sempre così quando so di non poterla vedere in diretta.

– Non mi piace vedere le partite quando so già il risultato.

– Ma questa non sappiamo ancora come andrà a finire.

– Come sarebbe a dire: “Non sappiamo ancora come andrà a finire?”

– Che siccome la partita si gioca domani e non abbiamo ancora guardato la registrazione non possiamo conoscere il risultato.

– Ma se la partita si gioca domani, mi spieghi come hai fatto a registrarla?

– Ho modificato il lenzuolo del videoregistratore, ovviamente.

– Ovviamente.

Risposi, con la faccia di un ebete, ma quella sera mi fermai a cena da Alfredo per guardare la partita, che la Juventus avrebbe vinto – il giorno dopo – tre a zero in casa del Real Madrid. La mattina dopo iniziai il mio nuovo lavoro come manager del mio amico inventore Alfredo, suggerendogli gli eventi da video registrare e scommettendo su di essi.

By Pepelion

14 risposte a "Il lenzuolo"

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    1. Sognare non costa nulla: chi non l’ha immaginato almeno una volta? Questo è un racconto del mio amico che ogni tanto ospito. Io però dico sempre una cosa che se diventassi ricco continuerei a lavorare e fare sostanzialmente le stesse cose (a testimonianza che non mi lamento di quello che ho). Avrei meno problemi ad organizzare le vacanze o cambiare l’auto. Per il resto non m’importa.

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